Reti di supporto a sostegno delle famiglie

In questi mesi il Servizio di Psicologia della FARO è sempre rimasto accanto ai malati e ai loro cari

25 maggio 2020

 

L’emergenza sanitaria che ha colpito il pianeta, e in particolare le zone del nord Italia, ha cambiato in questi mesi difficili le nostre vite. È entrata nelle nostre menti l’incertezza del futuro e le misure di distanziamento sociale hanno reso le persone e le famiglie più sole e isolate dentro le proprie case, minando anche il rapporto con i servizi ospedalieri, congestionati dai malati colpiti dall’infezione. 

 

I servizi del territorio si sono trovati in molte circostanze con scarse risorse e, nel dramma dell’emergenza, nell’impossibilità di rispondere a tutti i bisogni delle famiglie. In questi mesi ardui, che lasceranno ferite nelle vite di tutti noi, sono stati ancora più colpiti coloro che si sono trovati ad assistere i propri malati in condizioni di aggravamento per malattie oncologiche o neurologiche e coloro che hanno dovuto fronteggiare la terminalità e la fine della vita. Il clima generale, la solitudine, l’assenza fisica di familiari e amici, ha reso la situazione ancora più drammatica, sia nelle fasi della malattia, che dopo l’avvenuta perdita del malato. 

 

In questi mesi la porta della FARO è rimasta sempre aperta con i suoi servizi di cure palliative. Tutti gli operatori hanno continuato a portare assistenza specializzata, sostegno, vicinanza in modo regolare e continuativo, nel rispetto delle norme previste. Nelle settimane del lockdown ci è spesso apparso surreale muoverci dentro le piazze vuote e nelle strade deserte.

 

Gli hospice sono rimasti sempre aperti e, seppure con le restrizioni imposte dalla legge, è stato permesso l’accesso di un familiare accanto all’ammalato ricoverato con le dovute autorizzazioni. Anche le camere ardenti, nell’impossibilità di svolgere i funerali né alcun rito collettivo, hanno visto gli operatori e il cappellano Don Marco, costruire piccoli riti privati con i pochi familiari che potevano esserci, come previsto dai regolamenti in vigore. I familiari sono altrimenti stati coinvolti attraverso strumenti tecnologici.

 

In questi mesi anche il servizio di psicologia della FARO ha sempre mantenuto la sua presenza, sia con visite domiciliari programmate nelle famiglie e negli hospice, sia con il servizio di supporto al lutto, che è proseguito prevalentemente attraverso le tecnologie telematiche, che ci ha consentito di mantenere i contatti con le persone in carico al servizio in una fase delle loro vite in cui è risultato particolarmente importante sentirsi inclusi e sostenuti.

 

Con questa consapevolezza, non abbiamo interrotto l’attività di sostegno. Il gruppo di supporto al lutto che era in corso da qualche mese è proseguito utilizzando una piattaforma telematica (alla quale si può accedere con un computer o anche con il cellulare), mantenendo la cadenza di un incontro settimanale: lo scopo è stato quello di tenere attiva la rete di aiuto rappresentata dall’incontro tra persone collegate dalla comune recente esperienza di perdita, che stavano compiendo un percorso insieme.

 

L’incontro fisso settimanale ha stabilito un punto di confronto atteso tra giorni tutti uguali. Mai come in questi tempi la tecnologia è stata così importante, e ha rappresentato il tramite di connessioni in cui le parole hanno potuto costruire narrazioni, incrociare le storie, consolare e curare le ferite.  

In questi mesi si è anche costituito un piccolo gruppo nuovo, di persone con dei lutti di familiari giovani che, in video, si è confrontato sulla propria esperienza e sul bisogno di parlare dei propri defunti e di entrare dentro una narrazione sociale.

 

Dentro il panorama descritto uno sguardo particolare è stato quello rivolto alle famiglie fragili.

La presenza di minori in famiglia, di malati soli, accanto all’impoverimento per la malattia aggravato dalla pandemia (persone in cassa integrazione con assenza di reddito), ha messo alcuni nuclei familiari in condizioni di indigenza, così da richiedere interventi psico-sociali specifici.

Grazie alla collaborazione con il progetto “FA BENE A CASA” della cooperativa Mirafiori è stato possibile, durante il lockdown, consegnare pacchi alimentari settimanali e verdura e frutta fresca della Coldiretti a cinque famiglie, che hanno apprezzato l’appuntamento settimanale con i volontari che si sono occupati della consegna. 

 

In questi mesi impegnativi il servizio di Psicologia della FARO ha dedicato un’attenzione speciale alle difficoltà e ai nuovi bisogni indotti dall’emergenza in corso, al fine di favorire connessione, inclusione, vicinanza e supporto.

 

Articolo a cura del Servizio di Psicologia della FARO