Le cure palliative sono la risposta

Il dott. Alessandro Valle intervistato da "L'Avvenire"

23 dicembre 2016

Sul quotidiano "L'Avvenire" è stata pubblicata un'intervista al dott. Alessandro Valle - responsabile sanitario della Fondazione F.A.R.O. -  che qui di seguito riportiamo:

"Cure palliative, la risposta «Ma i media ci ignorano»

Alessandro Valle, oncologo torinese, chiede «la par condicio per farci conoscere rispetto a chi sostiene soluzioni suicidarie La palliazione elimina richieste eutanasiche»

«Le cure palliative sono la risposta alternativa alla disperazione. È ovvio che l’ammalato possa pensare di ricorrere alla morte se si sente abbandonato e in preda ad atroci sofferenze ma, con le cure corrette, le richieste di eutanasia si abbattono quasi del tutto». Non ha dubbi l’oncologo Alessandro Valle, responsabile sanitario della Fondazione Faro di Torino, che da molti anni assiste a casa e in hospice i malati bisognosi di cure palliative. Su 30mila casi seguiti dalla Fondazione c’è stata una sola persona che ha deciso di farla finita in Svizzera, in un momento di grande sconforto. In tutte le altre situazioni le cure hanno accompagnato l’intero decorso della malattia, offrendo sollievo e persino serenità: «La medicina palliativa non si occupa soltanto dei sintomi fisici ma prende in considerazione tutti gli aspetti della persona, anche quelli sociali e spirituali. Una volta controllato il dolore, si pone grande attenzione alla dimensione psicologica del paziente e persino della sua famiglia, che diventa oggetto della nostra cura. Per questo, le nostre équipe sono composte da medici, infermieri ma anche da fisioterapisti e psicologi: l’approccio deve essere completo. «Nel corso del tempo il valore della medicina palliativa è stato riconosciuto da tutta la comunità scientifica e in Italia è ormai diventata un vero e proprio diritto. Tra le prime in Europa del genere, la legge 38 del 2010 tutela 'il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore', nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), per assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona umana, il bisogno di salute, l’equità nell’accesso all’assistenza e la qualità delle cure». Le maggiori difficoltà, quindi, non sono affatto di tipo ideologico, ma di tipo strutturale: «Purtroppo – spiega ancora Valle – c’è un budget limitato per le cure palliative, con limiti troppo stretti e una visione ancora miope. Persino dal punto di vista organizzativo ed economico, anche alla luce di alcune recenti morti di pazienti oncologici nelle corsie del pronto soccorso, pare evidente che sia importante poter contare sugli hospice e soprattutto sull’assistenza domiciliare. Con un ricovero ospedaliero tradizionale per un malato terminale si impennano i costi e non si riesce a dare il giusto sollievo a chi soffre». Un altro errore è pensare alla cure palliative soltanto per i malati di cancro a uno stadio avanzato, mentre si dovrebbe poter intervenire in una fase precoce e non solo in ambito oncologico: «Ci sono anche altre malattie che provocano dolori fortissimi, come molti studi dimostrano. Le cure palliative sono necessarie per le malattie neurologiche degenerative (come il Parkinson, la Sla, le demenze) e, in alcuni casi, anche in ambito cardiologico, polmonare e renale». Eppure per i palliativisti è ancora difficile far sentire la propria voce: «L’eutanasia fa sempre più notizia, ma almeno per par condicio si dovrebbe poter dire attraverso i media che l’alternativa esiste già. Ed è un diritto riconosciuto dalla legge». (D.Po.)"