I principi della bioetica

Bioetica: una riflessione a partire dalla relazione di assistenza

09 aprile 2016

Sabato 9 aprile, presso il centro Vol.To di Torino, si è concluso il corso di formazione per volontari FARO con il consueto incontro sulla bioetica, che quest’anno ha ancora una volta  visto come relatore il dott. Oscar Bertetto, Vice Presidente e co-fondatore della FARO, nonché Presidente della Rete Oncologia del Piemonte e della Valle d’Aosta.  

Il tema, che come sempre ha suscitato il grande interesse dei partecipanti  ( i volontari nuovi e un nutrito numero di quelli senior)  è stato affrontato dal dott. Bertetto  ripercorrendo  le principali tappe della sua evoluzione a livello storico, delineandone i quattro principi classici: dal non nuocere degli albori della medicina al dare beneficio, che con il progredire della medicina  si è trasformato in paternalismo medico, dove il medico è l’unica autorità a decidere che cosa è il bene del paziente; al principio del consenso informato che si introduce attraverso il processo di Norimberga  - per confutare la difesa invocata dai medici nazisti coinvolti  nei terribili esperimenti medici sui prigionieri dei lager – dove si afferma nel 1945 che il consenso informato è condizione ineludibile per la sperimentazione sull’uomo.

Questo riferimento viene inserito  nella nostra costituzione repubblicana – in elaborazione in quello stesso periodo – con l’art. 32 che sancisce  il diritto per ogni individuo di rifiutare un atto medico che non abbia avuto il suo consenso. In questo contesto accenna brevemente ai problemi dell’eutanasia e del testamento biologico o volontà anticipate oggi di grande attualità anche legislativa e a un rapido confronto con la situazione in altri Paesi .

Con il vincolo del consenso informato si afferma il principio dell’autonomia decisionale, a cui negli anni ’80 si affianca il principio dell’equa distribuzione delle risorse, dove il bene dell’individuo deve confrontarsi con il bene collettivo. Infine il dott. Bertetto introduce un concetto nuovo, emerso in una conferenza sulla bioetica tenutasi a Barcellona,  della fragilità del soggetto che deve esprimere la sua autonomia decisionale e che  tende a costituire una sorta di quinto principio bioetico. Chiarisce con l’esempio del carcerato USA a cui sarà ridotta la pena di cinque anni se accetta di sperimentare un nuovo farmaco i cui effetti sull’uomo non sono mai stati testati, in quanto la libertà di esprimere il suo consenso è molto condizionata ed è quindi configurabile una fragilità nella sua autonomia decisionale. Sottolinea come il medico etico abbia un compito molto complesso, che richiede di rispondere ai cinque principi della bioetica prima di  decidere che cosa è il bene per il paziente. Chiude con il monito che con il progredire della tecnologia si tende sempre più a creare una vita artificiale, sia con la morte che con la nascita, attraverso l’accanimento terapeutico in una morte sempre più ospedalizzata e attraverso la decretazione di nato per un feto che è in grado di respirare solo perché esiste una tecnologia che glielo permette, ma con  un peso così basso  che non ha consentito al cervello di formarsi in misura sufficiente per un pieno sviluppo delle funzioni e che lo condannerà a restare un handicappato per tutta la vita, con costi enormi per la comunità.

Il vivace dibattito seguito all’intervento del dott. Bertetto è la conferma dell’interesse suscitato da un tema che è  parte integrante delle scelte di fine vita ed  è determinante  nella formazione in cure palliative per l’accompagnamento dei malati in fase avanzata di malattia.